Com’ è difficile per alcuni pazienti vedersi diversi.
Sarebbe utile che, prima di cominciare una qualsiasi terapia alimentare a fini dimagranti, disegnaste di fronte al vostro terapeuta l’immagine del vostro corpo. Non vi sembri una cosa astrusa. Vi chiederete : Che c’entra come mi vedo rispetto a come sono realmente? E invece l’inghippo è tutto lì, proprio nell’immagine che ci rappresenta e che è sepolta nel nostro subconscio.

Ho avuto in cura alcuni grandi obesi, li ho seguiti come supporto di counseling medico, un particolare approccio che unisce il colloquio individuale a esercizi di visualizzazione. La difficoltà maggiore che questi pazienti avevano, nel processo di dimagramento, era accettare questa nuova forma fisica, che pure gli piaceva e per la quale facevano tanti sacrifici. Il problema però consisteva nel non riconoscersi. Nei disegni, così come nei sogni, continuavano ad “occupare lo spazio” della vecchia forma. Avevano memorizzato quella dimensione e a livelli sottili la psiche percepiva il corpo ancora nella vecchia modalità. Da questa osservazione ho fatto mia la tesi che esiste una memoria interna anche della “forma fisica” che ha bisogno di tempo per essere memorizzata. Questo spiegherebbe perché, dopo una terapia dimagrante, spesso torniamo rapidamente alla forma precedente, con un fastidioso effetto yo-yo che ci porta a riassumere i chili persi con una piccola percentuale in più, quasi un risarcimento per il corpo ed un’assicurazione che non lo tradiremo più sottraendogli quello spazio che invece la sua forma aveva precedentemente occupato. Questa tesi che fa sembrare il corpo un animale staccato dalla nostra volontà, dovrebbe invece farci riflettere su quanto ascoltiamo questa parte di noi che ci rappresenta all’esterno e sulla quale spesso scarichiamo tutte le tensioni dell’uomo interiore, che fa e disfa, spesso in modo capriccioso, senza alcun riguardo per il “veicolo” fisico.
La scienza ha dimostrato che esiste una memoria cellulare ed esiste una memoria percettiva che ci permette di muoverci nello spazio a seconda delle nostre dimensioni esterne. E allora noi memorizziamo la nostra forma e a meno di procedere con un allenamento che “inneschi” dentro di noi, facendocela coltivare, una “veste”che sentiamo più coerente e adatta, il corpo tenderà a tornare sempre alla vecchia forma. Credo che valga la pena soffermarsi su questo aspetto quando si decide di “cambiare forma”, anche perché come ho sempre sostenuto, il modo migliore per dimagrire non è “perdere peso”, ma tras”forma”rsi.
Possiamo trovare nel nostro inconscio, quello stesso che muove le nostre voglie, un eccezionale alleato, ma per portarlo al nostro dire, dobbiamo impararne il linguaggio e cominciare ad essere più intelligenti nella relazione con la parte invisibile di noi, che non si vede ma che produce lo stesso una marea di effetti.