DIVENTARE VEGETARIANI?

Chissà perché quando un paziente scopre di avere intolleranze a qualche cibo (alzi la mano chi non ne ha) immagina di dover andare incontro ad un periodo di stenti alimentari e sofferenze del gusto, di dover trangugiare poltiglie e sbobbe “hospital style”, e di dover affrontare un inevitabile sacrificio del sapore.
Quanto di più errato, mi spiace dirlo, ma chi si riappropria della propria alimentazione di solito ripulisce il gusto, la sensorialità ne gode e sicuramente scopre il sapore, quello vero. Perciò sfatiamo il mito che una cucina sana debba anche essere sciapa e insipida, perché è un pregiudizio messo in giro dalle industrie alimentari dei precotti che abusano in glutammato monosodico.

Mangiafagioli - Annibale Caracci (1583-84)
Mangiafagioli - Annibale Caracci (1583-84)

E se volete una prova procuratevi un testo come il Cucchiaio verde, “la bibbia della cucina vegetariana”. Un testo semplice che come il Talismano della Felicità non dovrebbe mai mancare nella cucina di una brava massaia, o massaio che dir si voglia. E’ un manuale che oggi si trova anche in versione pocket , edito dalla Giunti, grazie al quale termini come Tabuleh, Kombu, Iziki, Tempeh, Azuki, Burghul, non saranno più astruserie vegetariane, ma gustosi ingredienti di prelibate ricette.
Fa il paio un altro testo scritto da un medico specialista in nutrizione vegetariana, Luciana Baroni e da Emanuela Barbero, una esperta di alimentazione che ha creato www.vegan3000.info , sito di cucina vegan, per una alimentazione non violenta. Il testo si chiama Curarsi con la Cucina Etica. A proposito dell’Etica e dell’alimentazione che può essere fatta a base di cibi non procurati con la violenza, o con gli allevamenti forzati, c’è da dire che abbiamo una precisa responsabilità come esseri umani nei confronti degli altri Regni di Natura, soprattutto quello animale. Pensate che certi antichi Insegnamenti di Saggezza parlano del genere umano come del custode dell’evoluzione dei Regni di Natura , a lui sottoposti. Bè, direi che come umani non stiamo facendo molto. Da quando le amiche di mia figlia le hanno regalato un coniglietto bianco con gli occhi azzurri per il suo 20esimo compleanno, non avendo mai avuto animali in casa, ho scoperto la relazione con questo regno. Harry (abbreviativo di Harrods, sul perché è troppo lungo da spiegare) è in realtà un “caniglio”, nel senso che è un coniglio che si comporta come un cane, scorazza per casa, e ha capito subito cosa deve o non deve fare. Quando lo guardo, nella sua posa da sfinge , osservare con la sua vista laterale e cogliere, con le sue orecchie puntate, movimenti e suoni della casa, penso a come questo essere vivente sia stato oggetto di goduria alimentare per tanti di noi, servito in agrodolce tra patatine al forno e cipollotti. E penso che la cura, semplice e a volte frettolosa che noi gli stiamo offrendo, è un piccolo passo verso i Retti Rapporti che come appartenenti al genere umano, ogni custode di animale domestico compie. Come un piccolissimo riscatto per la crudeltà inutile che ancora oggi , in tempi di sovrabbondanza alimentare come umanità mostriamo. Sono contro la caccia ? Personalmente non rientra nel mio stile di vita. Sono contro i cacciatori ? o contro chi mangia il coniglio ? Credo che questo dipenda dalla consapevolezza di ciascuno. Non si sceglie di essere vegetariani solo perché fa bene alla salute (andate a leggere gli articoli di Umberto Veronesi che naturalmente è vegetariano ) o perché potrebbe ridurre la fame nel mondo (la FAO da più di vent’anni tenta di aiutare i governi a convertire i pascoli da foraggio degli allevamenti in terreni agricoli per coltivare il quantum di cibo sufficiente a tutte le popolazioni del Pianeta), ma perché arriva un momento in cui senti che la carne non è più adatta. E’ qualcosa che nasce dentro la coscienza e che ti fa passare di fronte a quella mortadella, che prima idolatravi, senza addirittura sentirne nemmeno quel profumo che magari in passato ti attivava tutti i sensi. Bene è così, semplicemente. Parleremo ancora del vegetarianesimo e di altre possibili alternative ad uno stile nutrizionale che ci ha stancato o che paradossalmente ci leva energia invece di darcene. Intanto provate anche sul WEB a cercare qualcosa di nuovo e di buono da sperimentare. Uscir dai soliti schemi alimentari è un toccasana non solo per il fisico ma anche per la mente.
Aspetto il vostro feedback. E come sempre buona ricerca a tutti.

2 Commenti

  1. lucia

    Cara dottoressa sono una donna di 61 anni diabetica,ma all’improvviso ho sentito il bisogno di non mangiare più carne,ormai sono 10 giorni e non faccio nessuna fatica o sacrificio ,come se la mia mente avesse deciso di dire basta,mi pongo il problema come diventerà il mio fisico,lo stato di salute sò dove attingere le proteine.Vorrei solo sapere cosa mi è successo,così all’improvviso,potrebbe essere un campanello d’allarme o va bene così.Strano non ho nessuna difficoltà a farmi da mangiare ,mangio uova e formaggio oltre verdura e frutta.La ringrazio se mi può spiegare.Resto in attesa.Lucia
    il mio peso è 73 kg

  2. mars

    Gentile signora Lucia, il desiderio di non mangiare più carne non è di per sè un sintomo che denuncia patologie. Potrebbe esserlo uno stato di inappetenza generale o di indebolimento fisico. Chi smette di mangiare carne lo fa all’improvviso, come mosso da un impulso interiore, quindi non si stupisca. A volte è un bisogno di depurarsi e di aleggerire il sovraccarico cui l’alimentazione carnea sottopone il sistema digestivo. Anche la nostra magnifica dieta mediterranea riduce il consmo dellacarne a 1-2 volte al mese. D’altronde da un certa età è fisiologico non sentirne più la necessità. Ascolti il suo corpo e assecondi i suoi desideri. Resti in contatto con il suo medico curante che, conoscendola, le suggerirà anche come organizzare l’alimentazione quotidiana in modo da non compromettere l’equilibrio insulinico.
    Grazie e buon lavoro, dott.ssa Sofia.

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