Cibo e depressione

Che accoppiata incredibile: cibo e depressione. Varrebbe la pena per un momento riflettere su questo tema così delicato per il nostro mondo occidentale. Cibo e depressione, quanti collegamenti sottili, più o meno scontati, a volte per nulla individuabili. Cibo e depressione. Vedo parecchi pazienti affetti da crisi di panico e quando arrivano in studio so che posso aiutarli, ho imparato a trasformare il loro spettro nel riconoscimento di qualcosa che impareranno a gestire, che fa parte di loro, e che, spesso, dipende proprio da un mancato riconoscimento delle potenzialità che sono insite nella loro natura.

Cibo e depressione
Cibo e depressione

Ma quello che accomuna tutti i casi è l’assoluta inconsapevolezza del rapporto con il cibo. Spesso correggere l’alimentazione, depurare l’organismo, lavorare sul fegato e sull’intestino, reintroducendo cibi freschi e vitalizzati (specie frutta e verdura crudi, cereali integrali e semintegrali, semi oleosi e pesce, accompagnati da molta acqua oligominerale) allontana la frequenza delle crisi, dando respiro al paziente e possibilità di rivedere il proprio stile di vita, risalendo alle cause che hanno generato l’effetto invalidante delle crisi di panico. Così è per la depressione: spesso si insinua subdolamente in stili di vita che lasciano adito a questa insidiosa “mollezza”, che altera il ritmo, che priva di forze, che azzera le nostre risorse psicofisiche.
Di solito chi è affetto da un atteggiamento depressivo, prima che diventi una vera e propria sindrome, è caratterizzato da uno stile alimentare o iperproteico o troppo ricco in zuccheri. Un alimentazione monotona e ripetitiva spegne qualsiasi tensione al gusto, non solo del palato, ma anche della vita. Troppe proteine poi rallentano i processi digestivi, creando quel senso di fiacchezza che accompagna l’individuo per tutta la giornata, e dove mettiamo zuccheri e carboidrati ? Spesso raffinati vengono introdotti dal mattino alla sera, sollecitando l’organismo ad un’iperinsulinemia che ingenera un meccanismo a feedback continuo, + zuccheri introdotti con il cibo + insulina prodotta dal pancreas per captare lo zucchero in eccesso circolante nel sangue + ipoglicemia, ovvero calo repentino degli zuccheri nel sangue, quindi + bisogno di nuovi zuccheri, quindi nuovamente + insulina. Questo stress del pancreas sfocia in una forma di dipendenza, che se dal punto di vista organico potrà portare anche ad un diabete mellito anticipato, dal punto di vista dell’umore genera uno stato di alterazione manifestato da sintomi quali confusione mentale, aggressività, sonnolenza. E sul piano fisico il punto vita si fa più abbondante, questo è di solito uno dei segni con l’atteggiamento depressivo della cosidetta Sindrome metabolica, che deve all’iperinsulinemia, causata dalla continua e inconsapevole assunzione di zuccheri, la sua origine.
Pertanto se riconoscete questi segni cominciate dall’alimentazione, assumendo più frutta invece di cornetti o babà, e permettendo all’organismo di risintonizzarsi su cibi più adatti ad un processo di depurazione e ristrutturazione. “L’uomo è ciò che mangia” recitava un antico motto, l’importante è esserne consapevoli.

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