Se è vero che l’olfatto è il senso più arcaico dell’essere umano, allora la percezione delle fragranze di fiori e piante era nota già all’uomo delle caverne. Mentre bisogna andare in Egitto e in Cina per trovare già una esperta e approfondita cultura profumiera, fatta di incensi, oli e raffinate fragranze che secondo i Taoisti nutrivano gli spiriti e davano la percezione dell’eternità.
Così in India dov’era antichissima la cura degli ambienti tramite i bastoncini d’incenso.
Così gli Egizi, maghi e sacerdoti, fondavano le basi della medicina attraverso le cure con piante ed oli essenziali.
I profumi appartenevano alle divinità, anche per i Greci, cui si deve il primo “Trattato degli odori”, una classificazione delle piante officinali.
E poi i Romani che privilegiavano i letti di petali, e Maometto che introdusse l’uso dei profumi nelle pratiche religiose.
Spezie e aromi nelle tratte da Oriente erano considerati beni preziosi quanto sete e gioielli.
Agli italiani si deve l’arte della spremitura di bucce d’agrumi, molto in voga nel diciottesimo secolo.
Ma la valorizzazione delle proprietà terapeutiche degli oli essenziali e la moderna Aromaterapia si deve ad un chimico francese, Renè Gattefossè, che negli anni Trenta condusse ricerche approfondite.
I suoi studi rappresentano la base per l’opera di altri ricercatori europei che negli ultimi decenni hanno diffuso la conoscenza terapeutica degli aromi.