Un sogno per il nuovo anno

Come esordio del 2014  ho deciso di rompere la monotonia degli articoli (che spero prima o poi torneranno ad essere serissimi) con una visione/provocazione.

Immagino per un momento che gli esseri umani si nutrano solo di Luce, di Energia, di raggi solari e non debbano più uccidere, coltivare, trasformare, cucinare. Immagino che sia il respiro l’unico reale nutrimento per tutto il regno umano, e anche quello animale. Sì insomma, se cominciassimo ad imitare il mondo  vegetale ? Che ripercussioni avremmo sull’Economia del nostro Pianeta, sul suo equilibrio, sulla sua vita e la vita delle creature degli altri regni, se ciò  accadesse? Ma vi immaginate ? Ci incontreremmo non più di fronte a tavolate imbandite e tutti i pub e i ristoranti si trasformerebbero in ameni luoghi di ritrovo senza cibo, non esisterebbero più le cucine  (in realtà nelle case delle megalopoli americane accade già), e, come diceva una mia amica che non amava la routine dei pasti quotidiani, non si sporcherebbe più e recupereremmo tanto tempo per altro.

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Non avremmo più la preoccupazione di sapere se questo cibo ci fa bene o male, ma soprattutto, tutti, proprio tutti, avrebbero di che nutrirsi, senza più squilibri, senza malattie generate dall’eccesso o dalla scarsità. L’autoregolazione sarebbe naturale e porterebbe tutta l’Umanità  ad avere un corpo più sano e coerente.

Vi propongo questo pensiero, sapendo che è nell’essere umano, nei suoi geni, poter arrivare a questo. Se alcuni riescono (li abbiamo sempre chiamati fachiri, sia in Oriente che in Occidente), vuol dire che tutti gli esseri umani potrebbero esserne capaci. E’ una condizione potenziale che, in realtà, è frutto della crescita della coscienza individuale e non può essere imposta, altrimenti non si spiegherebbe perché per alcuni il digiuno dal cibo materiale è fonte di salute e per altri diventa solo depauperamento e causa di morte.

Perciò per ora resta un sogno, il sogno di un mondo più equo dove c’è energia e cibo per tutti, dove l’essere umano libero dal bisogno possa finalmente esprimere al meglio la propria creatività esistenziale.

Questa visione/provocazione può invitarci comunque  a riflettere, specie  dopo le tavole imbandite delle feste, la pesantezza e i chili in più che alcuni hanno preso in questi giorni, su quante volte abbiamo realmente bisogno di tutto quello che siamo  abituati a mangiare o  a bere. Almeno ammetteremmo onestamente che non mangiamo più per vivere ma per il piacere di farlo, ahimè, molte volte fine a sé stesso.

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