L’Elogio della “pennichella”

Spendo due parole a favore di un rituale molto in voga quando ero piccola, specie nei paesi del Sud, quando ancora l’orario unico era roba da turnisti o da pronto soccorso e il pranzo era un momento importante per tutta la famiglia. Non sono una nostalgica ma ci sono delle cose che un tempo, usciti da una guerra che aveva costretto tutti a recuperare i valori più autentici, avevano un’importanza prioritaria.

Pennichella
La Pennichella (foto di Maurizio Fiorenza)
Tra queste c’era il rispetto per l’ora del pranzo. Mi ricordo che era buona educazione nel primo pomeriggio (l’ora della pennica appunto) non disturbare nelle case neanche con una telefonata, neanche per farsi dettare i compiti dell’indomani, qualora si fosse stati assenti. Solo dopo le 16.30-17 si considerava un orario congruo per invadere le case altrui con fastidiosi trilli telefonici.

Ci pensavo l’altro pomeriggio quando, in cerca di un po’ di quiete, dalle 14 una ruspa vicino casa ha cominciato indisturbata i suoi lavori. Mi sono chiesta, chissà se a Merano consentirebbero una cosa del genere ? Poi mi sono detta, è normale in una società che non considera più i ritmi del corpo, che se non rispetta il pasto, figuriamoci la digestione. E che poi soffre per gastriti, colon irritabili e fegati ingrossati. Tutti sanno che durante la digestione, specie proteica, è necessario dare al corpo un po’ di tregua e di riposo. E’ necessario dare tregua al sistema nervoso che, se irritato, creerà irritazione negli organi più innervati come l’intestino. Ecco allora perché ripetiamo sempre di fare un pasto tranquillo, per evitare queste interferenze che risultano dannosissime per la salute nel suo insieme.
Ma se il corpo viene trattato come il più scadente degli strumenti da lavoro, perché dovremmo avere questa cura ?
Fate la pennichella e il mondo vi sorriderà, e anche la vostra salute.

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