E’ un periodo di grande studio, che mi ha tenuta un po’ lontana dal web. Non si finisce mai di studiare, fortunatamente, e la voglia di apprendere, come ben sanno gli psicologi, è indice di “giovinezza psichica”, oltre che di “maturità di coscienza”, ovvero la capacità di imparare per migliorare la qualità della propria, e altrui, vita e, naturalmente, del proprio lavoro.
E a proposito del lavoro facevo una riflessione.

Credo sia utile che questo straordinario momento storico di “crisi=scelta” ci permetta di ribaltare, una volta per tutte, il vetusto, obsoleto e per nulla valido, concetto di lavoro che da generazioni ci è stato tramandato. Il lavoro come peso, il lavoro come obbligo, il lavoro come condanna. Sarà che la memoria della cacciata dal Paradiso terrestre pesa ancora sul nostro subconscio, ma è tempo di operare un restyling di questa parola e della “forma-pensiero” che la sottende. Da medico le analogie che mi piacciono di più sono quelle con il corpo umano, pertanto non posso esimermi dal ricordare che ogni cellula per stare in vita lavora ed è la sua condizione naturale. Perciò noi esseri umani abbiamo nel lavoro la nostra condizione fisiologica. Quando un organo non lavora, è in stasi, produce la malattia. Solo un lavoro ritmato e regolare è garanzia di salute. A questo in quanto esseri umani possiamo aggiungere una nota che rende tutto ciò più divertente e attraente. Il lavoro che ci tocca esprimere è quello che ci permette di essere noi stessi al meglio, con la capacità di creare una versione di noi stessi sempre più raffinata, che ci rappresenti in Verità, in essenza, in questo continuo “work in progress” che è l’automiglioramento. Così il lavoro assume il sapore di una sfida gioiosa, dove chi valuta (non giudica o critica) siamo noi e la risposta del mercato che premia il nostro impegno. La formula anti-crisi è questa. E’ una svolta epocale, finalmente, che possiamo produrre solo sulla spinta di una grave crisi che ci mette con le spalle al muro. E quanti più proveranno a intraprendere questa via, più velocemente il mondo cambierà.
Sì lo so, il cibo apparentemente non c’entra niente anche stavolta, ma portate pazienza, tornerò a parlarne.