Questo titolo vi sembra provocatorio ? Se fate parte della categoria dei “cuochi-spiluccatori” vi credo, deve proprio avervi irritato. Conosco persone che hanno rinunciato a cucinare per lunghi periodi per smaltire i chili in più acquisiti di assaggio in assaggio. Ma se siete tra quelli che non hanno l’abitudine di prepararsi da sé il pasto, e che lamentano il fatto d’essere un po’ sovrappeso perché tendono a mangiare sempre un po’ di più di quello che viene servito, allora è il momento di fare l’esperienza. Per quello che abbiamo più volte scritto, tutto è cibo.
L’atto del nutrimento parte, a livello psichico, già dal momento in cui si prepara il menu’. Non so voi, ma per me preparare una cena per gli amici negli ultimi anni si è tradotto in un evento divertente e molto appagante. Intanto, quando si tratta di scegliere i piatti da preparare, convoco un’assemblea di famiglia. Mi sono resa conto che in tutte le famiglie ogni membro acquisisce una sua specializzazione: mio marito, ad esempio, è campione di insalate, quando si tratta di mischiare sapori tra vegetali e frutta esprime una creatività insospettabile. Dell’amore di mia figlia per la cucina ho già scritto. Da piccola ha cominciato a preparare l’uovo al fratellino e la cura che metteva nel tagliuzzare in frammenti minutissimi il formaggio che avrebbe guarnito il piatto mi faceva capire che non si sarebbe fermata a quello. Mio figlio invece è creativo nel preparare la tavola, un Natale si è industriato nel guarnire ogni posto con una piegatura di tovaglioli che ha stupito tutti. Insomma, la riunione di famiglia è un escamotage per rendere compartecipi tutti dell’evento, e poi io sono una grupparola, non amo viaggiare in solitaria. Insomma, scegliamo i piatti e in genere ce n’è almeno uno che piace molto a ciascuno, poi facciamo la lista della spesa e ognuno decide tempi e modi di collaborazione sulla base della disponibilità reale.
Poi, spesa fatta il giorno prima, arriva il momento: cominciamo a preparare la tavola, immaginando i colori che meglio possono rappresentare il pasto. I colori dei fiori, delle candele, delle tovaglie, dei piatti ed infine delle pietanze stesse nutrono già. Una bella tavola può indurre l’appetito perché l’occhio è il primo a contattare il cibo e far scattare il mitico riflesso di Pavlov. Ergo, da quando si comincia a scegliere, immaginare e vedere sui libri di cucina i piatti da preparare comincia la nostra degustazione. Con tutte queste premesse, di spiluccare non se ne parla nemmeno, siamo già abbastanza satolli.
Una volta in cucina, avendo pianificato in modo adeguato, assistere alla trasformazione degli ingredienti in forme gustose è decisamente uno spettacolo. Nella mia famiglia d’origine l’amore per la cucina è nato oltre i 50 anni, sia mia madre che mio padre si sono sperimentati, forse anche per amore dei nipoti, nella preparazione di piatti originali solo dopo aver abbandonato la necessità del preparare per i pasti, scoprendo così un piacere creativo che è alla portata di un numero crescente di persone. Non me ne voglia “cotto e mangiato”, ma come lo slow food ci ha insegnato, occorre trovare il tempo giusto per preparare il pasto. La fretta rischia solo di generare piatti che produrranno crampi allo stomaco. Il piacere di mangiare va riscoperto e, sorprendentemente, è alla base di un sano percorso nutrizionale. Ci sono molti pregiudizi nella salute e nell’alimentazione che dobbiamo avere il coraggio di smontare, ma di questo parleremo presto. Intanto buona preparazione dei pasti.