Restituiteci le “brioscie”


Quest’anno per la prima volta ho avuto l’opportunita di visitare Favignana, l’isola farfalla piu grande delle Egadi, suggestiva per le sue cale, selvaggia in certe aree, che si alternano a squarci dove la mano umana ha fatto un bel lavoro. Mi ha colpito l’iniziativa di imprenditori locali di vecchia data che hanno a cuore il bene comune curando soprattutto il verde pubblico che nell’isola per quanto selvaggio, d’estate ha bisogno di più cure. Ma a proposito di cibo, pur mangiatdo bene nelle trattorie – busiate e fritturine di pesce hanno ricevuto punteggio pieno- quello che mi ha lasciato di stucco su un’isola che macina quotidianamente migliaia di turisti e’ stata la proposta di prima colazione. In una terra che dei dolci, delle granite, deile “brioscie” ha fatto la sua gloria, mi sono ritrovata davanti a tabarin di “briooooches” milanesi ( ovvero cornetti precotti confezionati dall’industria dolciaria Le tre Marie, certamente ottima mel suo genere). Ho scoperto cosi che gran parte dei numerosi bar in piazza non ha no labiratori che preparino questo tipo di prodotti e che i non siciliani che pensano che il culto del dolce siculo sia la brioche milanese vanno via senza la forza dell’esperienza di gusto che la tradizione pasticciera sicula sa donare.


Il mio è un appello perchè la logica “industriale” non prevalga laddove più che mai è necessaria la testimonianza della lavorazione artigianale, la trasmissione di un aspetto culturale quale quello di un’autentica esperienza sensoriale gustativa che l’arte pasticciera siciliana ha da offrire. Per cui parafrasando Maria Antonietta “Ridateci le brioscie”.

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