Mia figlia, come molti ragazzi della sua generazione, ha avuto la fortuna di studiare all’estero mentre frequentava il Liceo. Esperienza assai formativa cui è bene accedere quando sentiamo che la coscienza dei nostri ragazzi è pronta per cimentarsi in una prova che non va considerata con leggerezza. E’ bella,sì, ma è anche molto impegnativa su tutti i fronti, sia da parte del ragazzo che da parte della famiglia. E non solo per una questione di attaccamento come pensano i contestatori del “mammismo” italiano, ma soprattutto per un fattore energetico che richiede flessibilità e una buona dose di forza. Cito questa esperienza non solo perché è grandioso per le generazioni che verranno avere la possibilità di mischiarsi, aldilà dei confini della propria nazione, al resto del mondo, ma perché queste esperienze ti aiutano ad andare all’essenza delle cose e dei rapporti. Riporto subito l’argomento al nostro tema. Quando mia figlia tornò dalla Nuova Zelanda, cambiò le sue merende scolastiche: con disinvoltura sfoggiò la Frutta.
Ora ,direte voi, ma bisognava andare all’altro capo del mondo per conquistare questa consapevolezza ? Non ridete, ma dite la verità, avete mai vinto la battaglia contro le merendine, i panini, le focacce, le pizzette, le brioches da consumare a scuola? Prima d’allora quando le infilavo nello zaino una mela, mi sentivo dare della “matusa”. Ma dopo aver visto i cesti di frutta fresca di stagione presentati a merenda nella scuola che frequentava , l’appellativo è scomparso, lasciando il posto a una richiesta di mele e banane e piccole macedonie già tagliate. Un sogno, direte? In verità il condizionamento cui i nostri ragazzi sono sottoposti è molto pressante. Qualche scuola italiana ha presentato il progetto di inserire distributori automatici di frutta fresca al posto di quelli con le merendine, ma non se ne è più sentito parlare.
Il mio figlio minore, che è al Liceo, non va oltre il panino imbottito.
Mi direte: ma che c’è di male se da ragazzi ci si abitua a queste merende ? In fondo sono zuccheri, fanno bene al cervello, danno la carica, e poi… sono ragazzi, non ne avranno un danno. Credo sia inutile ricordarvi che l’alimentazione cui ci abituiamo da piccoli condizionerà gran parte delle nostre scelte e reazioni al cibo in tutto il resto della vita. L’unica chance che resta a chi vuole evitare la monotonia è la varietà, e chissà che prima o poi non riesca ad infilare nello zaino di mio figlio una succosa mela dell’Etna o uno yogurt o una banana o una spremuta d’arancia e infine un magnifico panino con la mortadella che, allora, sarà più apprezzato.
La varietà così preziosa sulle nostre tavole, può diventare un’allegra e creativa modalità di anticondizionamento già per i nostri piccoli. E per loro,almeno, vale la pena provare.