Vi è mai capitato di vedere con i vostri figli cartoni animati che parlano di futuri apocalittici per il nostro Pianeta destinato ad essere sommerso da rifiuti ?
Sufficientemente allertati da cartoon come Wall-E, o da episodi di Futurama dove si ipotizza addirittura un intero Pianeta fatto di rifiuti che gli umani hanno inviato nello spazio e che dallo spazio karmicamente ritorna in rotta di collisione, adesso la spazzatura e l’eccesso di plastica sul Pianeta e ,nel nostro piccolo, nei mari italiani sta diventando un tema particolarmente sentito.
GreenPeace nel rapporto “Microplastic investigation in water and trophic chain along the Italian coast”, qualche tempo fa informava della presenza di microplastiche di dimensioni inferiori ai 5 millimetri nel 25/30% in organismi marini di diverse specie, dalle acciughe, alle triglie, ai merluzzi, scorfani, gamberi, pescati nei mari di Genova, Grosseto, Isola del Giglio, Ventotene e Napoli.
“La maggior parte delle plastiche ritrovate è fatta di polietilene (PE), ovvero il polimero con cui viene prodotta la maggior parte del packaging e dei prodotti usa e getta” spiega Greenpeace che sull’argomento afferma: “Ciò che ci preoccupa maggiormente è la rapida evoluzione di questo problema e la graduale trasformazione delle microplastiche in nanoplastiche, particelle ancora più piccole che se ingerite dai pesci possono trasferirsi nei tessuti ed essere quindi ingerite anche dall’uomo, con rischi per la salute ancora sconosciuti”.
In realtà oggi è noto che composti come il Bisfenolo A presente nelle plastiche usa e getta è un interferente endocrino, ovvero una di quelle sostanze che può alterare il corretto equilibrio biochimico ormonale all’interno dell’organismo umano.
E allora ? E’ tempo di fare più attenzione alla plastica. Dai locali che se ne sono liberati, come l’Ostello degli Elefanti a Catania che ha ricevuto il riconoscimento di Legambiente, a intere città, che accettano la sfida di diventare Comuni plastic free. Il sindaco Sala ha annunciato che Milano sarà Comune plastic free entro il 2020 e per far questo “riciclare non basta, bisogna ridurre il materiale monouso”. E il singolo cosa ha già cominciato e può continuare, o eventualmente iniziare, a fare ? Ad esempio può acquistare da aziende che abbattono l’uso della plastica nelle confezioni. Scegliere soluzioni diverse per conservare in frigorifero gli alimenti: dall’intramontabile vetro, a sostanze di fibra vegetale rafforzata con cera d’api. Così per le borse della spesa, ma anche accessori e abiti, sempre più di fibra naturale, che permettano anche la corretta traspirazione cutanea, requisito base per la salute umana.
Non è facile mi rendo conto ma bisogna cominciare.
Qualche anno fa, a proposito di interferenti endocrini e smaltimento rifiuti, vidi un documento filmato sulla “storia delle cose”(che trovate su Youtube) dalla produzione alla loro fine: illuminante, ben spiegato ed efficace per comprendere la relazione tra consumo e sostenibilità.
Ridurre i materiali monouso ecco la nuova sfida del vivere plastic free. E ridurre sempre più ciò che di plastica può entrare nelle nostre case e nelle nostre vite, solo così ridurremo anche quella percentuale che entra nelle nostre pance.