Ho avuto modo nella mia carriera professionale di incontrare parecchie donne e ragazze, sempre genere femminile, con un disturbo del comportamento alimentare. Fosse rifiuto del cibo tout court, la cosiddetta “anoressia nervosa”, fosse impulso incontrollato a mangiare “bulimia nervosa”, fosse poi accompagnata da vomito, provocato o meno, il DCA (termine con il quale la classe medica definisce questo tipo di sindrome) resta un osso duro da affrontare, accompagnare e risolvere.
Il motivo è che mai come in questo tipo di sindrome occorre un’azione multidisciplinare convergente, che veda un team terapeutico, formato da medico, psicologo e nutrizionista che camminino fianco a fianco , sostenendo il paziente in una visione olistica. Esistono molti centri in Italia che con successo affrontano questo tema.
La mia piccola personale esperienza mi ha insegnato che alla base di un disturbo alimentare c’è sempre un disturbo affettivo e che questo si è riversato sul “medium” che il cibo rappresenta, un cibo che diventa nemico, semplicemente per il dolore di una incomunicabilità con il soggetto che lo veicola. Spesso il tema dominante è il rapporto con la madre, che, nella nostra cultura, è anche la “nutrice”. A volte questa tematica è presente dalla prima infanzia, con bimbi che manifestano intolleranze al latte, anche a quello materno nel quale sono magari presenti sostanze che infastidiscono il lattante. Ma è già allora che dobbiamo osservare il disturbo per far sì che il rapporto con il cibo non diventi qualcosa che segni l’individuo per tutto il suo sviluppo. Mamme, attenzione al messaggio che passate in relazione all’alimentazione sin dai primi mesi. Se siete ansiose rispetto ai ritmi delle poppate tranquillizzatevi, l’essere umano è programmato per autogestirsi e la frequenza della richiesta del seno rifletterà lo stato di serenità che voi avrete nei confronti di questo tema. E poi nell’infanzia, quando si formano i primi engrammi coscienti nel bimbo, “mangia di più”, “non mangiare troppo”, quante esortazione andrebbero sostituite da una migliore proposta alimentare e da una più accurata e amorevole preparazione del cibo. Attenzione al rapporto con il vostro corpo, a ciò che siete. Ogni genitore, suo malgrado, è testimone e “quello che è parla più forte di quello che dice” , come asseriva Emerson. Perciò in una società che ha posto il culto della forma al centro dei suoi valori e che ha imprigionato la qualità della Bellezza nella forma fisica, le donne, che diventano madri e poi nutrici, devono fare un percorso di grande consapevolezza per raggiungere quel giusto distacco che permetta, a sé stesse prima e ai loro figli dopo, di rapportarsi al cibo in modo sano, equilibrato, senza che diventi strumento di ricatto affettivo “non mangio così ti faccio un dispetto”. Cosa fare allora quando un bimbo manifesta intolleranze ? Osserviamo in che modo gli stiamo passando il nostro amore. E’ il modo che può comprendere ? E’ affine alla sua sensibilità ? L’Amore, scrivono tutti i saggi, è la migliore terapia, e’ un’energia divina che risana e ritempra le coscienze e ogni essere umano è in grado di amare, anche se non ne è pienamente consapevole. Quando dà attenzione, quando rispetta l’altro, quando nutre un interesse sincero per il Bene comune, sta amando. Ci sono vari modi, a seconda delle diverse tipologie umane di trasmettere amore, e l’alchimia dei rapporti interpersonali prevede il riconoscimento di queste differenze per produrre un avvicinamento che genera in ciascuno crescita e inclusione di altre parti di noi.
Qualche tempo fa un autore americano, Gary Chapman, scrisse un libro, “I 5 linguaggi dell’amore”; l’ho trovato illuminante per la semplicità con cui spiega i passaggi delle relazioni d’amore. C’è chi lo esprime cercando di sostenere con parole d’incoraggiamento, c’è chi con atti di servizio, cucinando e lavandoti la biancheria o accompagnandoti all’aeroporto all’alba, c’è chi ti ama organizzandoti favolose feste a sorpresa o offrendoti doni preparati e scelti con cura oppure più tradizionalmente abbracciandoti, cercando e proponendo un contatto fisico. Dipende dalla tipologia ed è importante riconoscersi e riconoscere il linguaggio che usiamo, quello al quale ci siamo abituati magari per precedenti relazioni familiari, e sperimentarsi anche in linguaggi nuovi, anche distanti dal nostro modo d’essere, ma che di certo ci offriranno una via di evoluzione personale e rapporti più armonici.
Credete sia fuori tema? Come potrei, visto che il primo e più efficace nutrimento per ogni essere umano è l’Amore.
Buongiorno, mi chiamo Barbara , sono una donna, mamma di 42 anni.
Ho una figlia di 15 anni che ha scoperto il suo corpo e ha cominciato ad essere rigorosa nell’alimentazione. Non ascolta consigli, acquista riviste sulle diete e fa da sé.
Ho timore che si faccia mancare l’essenziale. Ho paura che diventi anoressica….
Come posso aiutarla a non entrare in questa terribile forma mentis ?
Cara Barbara, se ha letto l’articolo che ho appena pubblicato, la invito a riflettere sul tipo di messaggio che passa in famiglia sull’alimentazione, le diete e la forma fisica. Per quanto riguarda la ragazza, credo che l’indicazione migliore sia provare a parlarle e a farle vedere la cosa da un punto di vista rigorosamente scientifico. Le suggerisco di trovare in zona un esperto di nutrizione, naturopata o medico, che le spieghi come funziona il corpo e la educhi ad un sano rapporto con l’alimentazione che possa autogestire con l’ascolto consapevole delle proprie esigenze. La ragazza ha bisogno di chiarezza e di abbattere i luoghi comuni sull’alimentazione di cui sono zeppe molte riviste di massa.
Buon lavoro.
Sono Sergio, il suo articolo sui disturbi alimentari mi ha fatto riflettere. Ho perso un fratello tanti anni fa per anoressia e leggendo ho ritrovato molti passaggi di quanto è accaduto in famiglia. Allora ero piccolo, ma adesso sono in grado di leggere con occhi nuovi e non provo rabbia ma grande tenerezza per tutti.
Forse ho perdonato.
Caro Sergio, le sue parole mi commuovono.
La lettura che ho dato di un disturbo così profondo come quello alimentare, che tocca l’istinto primario della sopravvivenza, resta molto superficiale. Ma lei con la sua testimonianza mi dà conferma di come l’Amore può comunque sanare le ferite e portare al Perdono, che è il più grande dono di liberazione che ci possiamo fare.
Grazie.
Salve dott.ssa,
ho 22 anni e da parecchi anni affetta da DCA. Alla totale saturazione avevo pensato al ricovero ma amiche mi hanno persuasa sul fatto che non sia lo reale strumento di guarigione perchè sarei sottoposta a psicofarmaci che in più causano dipendenza.
Ho bisogno di fare qualcosa mi sforzo di sopravvivere cercando la mia vita, ricercando la persona che ero sei anni fa e che ho dimenticato. Vorrei fare psicoanalisi..conosce valide dott.sse di Palermo? Sa darmi qualche consiglio? attendo ansiosa porgendo distinti saluti a tutti
Cara amica, credo che un serio sostegno psicoterapico sia assolutamente necessario. Su Palermo ci sono sicuramente validi professionisti, ma non saprei orientarmi in ambito psicoanalitico. Lei parla di ricercare la persona che era e che ha dimenticato. Potrei suggerirle di valutare un percorso che per me e per molte altre è stato prezioso per scoprire o ritrovare ciò che è la nostra essenza: la Psicosintesi. A Palermo esiste da molti anni un centro presso il quale potrà chiedere informazioni. Ecco i numeri ai quali rivolgersi 091/525777 327/ 7941315.
Sarebbe comunque utile affiancare questo lavoro ad un supporto nutrizionale con un professionista esperto che la sostenga con terapie naturali e l’aiuti a conoscere meglio il suo corpo, ripristinando un retto rapporto con il cibo, scelto e vissuto per quello che realmente è. Un caro saluto, dott.ssa Sofia.