Grazie alla SIPNEI, al vivace gruppo della sezione Sicilia, sabato scorso a Ragusa, in una giornata ECM rivolta ai medici di base, abbiamo parlato di Diabete nell’ottica PNEI, e con grande gioia, abbiamo potuto affrontare il tema della prevenzione primaria del Diabete di tipo II, parlando di strategie alimentari e fitoterapia.
Sull’alimentazione poche note:
- mangiare in orari regolari, il ritmo è la base dell’equilibrio ormonale, e non esagerare nelle porzioni;
- preferire sempre i cereali integrali (studi su studi da anni testimoniano l’importanza di un’alimentazione integrale per contrastare i picchi glicemici), legumi e frutta e verdura fresche di stagione;
- ad ogni pasto inserire carboidrati, proteine e grassi, queste ultime rallentano l’assorbimento degli zuccheri, moderando la glicemia.
Lo stile di vita prevede un aumento dell’attività fisica, che favorisce il consumo dei glucidi, da compiere sempre con la giusta misura e il giusto ritmo.
Ma la nota più interessante è che tra le piante che oggi la ricerca scientifica studia per il potere ipoglicemizzante ce ne sono tante d’uso alimentare che possiamo inserire nella nostra dieta quotidiana:
dal Carciofo, che offre anche un aiuto alle vie epatiche e biliari,
all’Avena, ricca di preziose fibre vegetali che aumentano la massa intestinale velocizzandone il transito e diminuendo l’assorbimento degli zuccheri, alla Cipolla che oltre al suo potere diuretico abbassa la glicemia grazie alla Glucochinina, sostanza definita insulina vegetale per il suo meccanismo d’azione, all’Aglio noto anche per le proprietà antiipertensive, alla Cicoria, dagli anni 30 indicata per i pasti serali per le sue proprietà diuretiche e ipoglicemizzanti, al Fagiolo, che con il Cromo e la Cellulosa, da un lato aumenta la sensibilità cellulare all’Insulina, dall’altra favorisce la velocità del transito intestinale.
E poi tra le altre c’è il contributo di piante esotiche come la Camelia Sinensis, il tè verde, che con l’epigallocatechina riproduce gli effetti dell’insulina, o la gialla Curcuma, spezia indiana molto diffusa anche in Europa, studiata come pianta adattogena. E poi lo studiatissimo e ricco di risorse Opuntia ficus indica, meglio noto come Fico d’India.
Per non parlare di more, gelsi e mirtilli, di cui foglie e frutti sono ricchi di sostanze ipoglicemizzanti, e se si esagera, ahinoi, lassative. La Natura ha pensato a tutto ed è nell’equilibrio e nella varietà della scelta dei cibi che, aiutati da una ricerca scientifica corretta, non al servizio delle industrie alimentari e farmaceutiche, che sembrano creare il problema e la soluzione, camminando a braccetto, possiamo prevenire veramente le degenerazioni fisiologiche. La ricerca ha inoltre messo in evidenza una pianta oggi molto gettonata tra gli integratori ipoglicemizzanti , la Gymnema Sylvestre, contenente l’acido gimnemico che compete con i recettori del Glucosio, inibendone l’assorbimento intestinale e la Stevia Rebaudiana, pianta che riproduce il sapore dolce, senza alterare i valori glicemici, quindi a bassissimo IG ( indice glicemico) .
E per chiudere anche il caffè dopo pranzo è stato sdoganato come ipoglicemizzante. L’INRAN (Istituto nazionale per la ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione) avanza l’ipotesi che sia possibile inibire gli enzimi coinvolti nella digestione dei carboidrati, quindi rallentare o bloccarne la scissione in zuccheri semplici, grazie all’azione dei composti fenolici presenti nei caffè con un meccanismo simile a quello di alcuni farmaci antidiabetogeni. Questi composti si attivano solo dopo il pasto, dunque quest’azione sarebbe utile per ridurre i livelli di glicemia post-prandiale. Studi sono ancora in atto, ma quest’ipotesi farà felici gli aficionados della mitica e fin troppo abusata bevanda, che, comunque, dovrà essere bevuta amara.