La memoria del “bombolone”

Perdonate ma ho il chiodo fisso dell’alimentazione dei bambini, osservando un dato preoccupante che riguarda l’infanzia dei “paesi in via di sviluppo”. Questa definizione politically correct, che ha sostituito quella tremenda ma tanto in voga in passato di “terzo mondo”, per chiamare quei paesi che sono poveri o poverissimi rispetto agli standard occidentali, e che, comunque, stanno acquisendo un know how che lentamente fa entrare in casa loro lavatrici, auto nuove e …caramelle. Sì, penso ai paesi latini del SudAmerica e all’India, paesi dove ho potuto vedere con i miei occhi bimbi sorridenti che non frignano, che vanno a scuola possibilmente facendo chilometri a piedi scalzi, che giocano a calcio con i sassi, e che a frotte dopo scuola affollano i chioschi delle caramelle. Possono essere fatti di latta come nelle campagne indiane o di legno con disegni naif allettanti come in SudAmerica, i chioschi sono tentazioni colorate fonte di letizia per ogni bimbetto. Ho ancora fresca la battaglia in famiglia con i chupa chups, i lecca lecca pieni di coloranti che hanno smesso di esercitare potere attrattivo su mia figlia alla prima caria, e penso alla devastazione di certe bocche adulte, e anche infantili purtroppo, dove lo zucchero di questi prodotti industriali ha fatto decisamente danno.
caramelle dolciumiChe fare ? anche da noi le caramelle un tempo erano un dolce spezza monotonia. In Sicilia fino a qualche anno fa si poteva vedere nei mercati un signore con un cesto pieno di “bomboloni” avvolti in carta colorata, naturalmente un impasto di zucchero, tagliato a quadretti di cui i bimbi, e non solo, erano ghiotti. La produzione industriale ha fatto sparire anche questi artigiani. Non ce l’ho con lo zucchero, il Cibo Amico è uno stile d’approccio che non mette nessun alimento al bando, ma considera il momento storico personale, in cui il corpo di un individuo può più o meno trarre beneficio da un certo alimento. E’ anche vero però che ai lecca lecca industriali preferirei i “bomboloni” del signor Giovanni, un vecchio artigiano che li preparava con molto cuore e li andava a vendere a 10 lire l’uno in un angolo della Fiera di Catania. Quei bomboloni , così festosi, che mia nonna teneva in un barattolone di vetro sulla credenza della sala da pranzo, erano una bella presenza in casa, ed una gratificazione, non troppo assidua che ci veniva concessa. E alla fine il bilancio complessivo era a favore, si trattava di un cibo amico che non ci ha mai creato problemi.
Ora, direte voi, la stessa cosa potrà avvenire con le caramelle dei chioschi sudamericani. Probabilmente sì. Peccato che nelle città, dove il benessere è maggiore sia di moda , dopo l’asilo, portare i piccoli al negozio-chiosco di caramelle e rimpinzarli di dolcetti, con grande preoccupazione della sanità locale che denuncia un tasso crescente di obesità infantile nelle fasce più agiate dei paesi in via di sviluppo, un paradosso dei nostri tempi.

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