Quando vent’anni fa ho iniziato a studiare omeopatia ho sostenuto dilanianti discussioni sul valore di questo metodo. Vedevo i risultati applicando la terapia dei rimedi omeopatici e annaspavo, quando qualcuno dei miei colleghi mi provocava per avere conferme scientifiche del metodo, conferme che la scienza stessa aveva provato a trovare, ma che per i giochi della ricerca ufficiale erano rimasti in ombra o peggio ancora denigrati. E mi risuonava in testa quel “L’Omeopatia ? E’ solo acqua fresca” detto da Silvio Garattini, eminente farmacologo, che forse ignorava quanti ( all’epoca già qualche milione in Italia) riuscivano a stare in salute curandosi con i rimedi omeopatici. Per molto tempo l’opinione scientifica ha considerato coloro che facevano questa scelta soggetti sensibili all’ effetto placebo, giustificato con riserva ma riconosciuto, o al potere di autosuggestione, anche questa nonostante tutto accettata pur con il grande mistero dell’incredibile potenziale di autoguarigione a disposizione dell’essere umano (ma qui entriamo nei meandri della Psiche la cui realtà resta pur sempre soggettiva nonostante i tentativi di oggettivazione).
E adesso che il Nobel francese Montagnier e il fisico italiano Del Giudice stanno portando prove scientifiche a sostegno della “famigerata” memoria dell’acqua, si restituisce dignità all’Omeopatia. Anche se l’ignoranza sarebbe stata colmata già da tempo da molti colleghi detrattori se solo, amando veramente la Medicina, invece di arroccarsi sul già conosciuto, avessero osato leggere l’Organon, quel magnifico testo di saggezza che Hannemann stesso scrisse duecento anni fa a sostegno della sua teoria, saggio che dovrebbe figurare tra i libri di testo formativi dei primi anni del corso di Medicina nelle nostre Università.
E adesso se qualcuno si chiede cosa c’entra questo con il Cibo amico, posso rispondere che l’Acqua è uno degli elementi che ci nutre e così come può mantenere le informazioni delle molecole biologiche, creando sue strutture apposite, memorizzare il codice di una sostanza a sostegno di una diluizione omeopatica, alla stessa maniera può essere “informata” da particolari suggestioni proprio come l’essere umano che di acqua in gran parte è composto. Allora occorrerà cominciare a curare di più l’acqua che beviamo, utilizzando queste sue qualità che possono collaborare al buon mantenimento della nostra salute. E se volete provare date un’occhiata agli studi di Masaru Emoto, preziosi per creare una relazione nuova e rispettosa con questo vitale elemento.
Io ho approfondito l’argomento giusto due anni fa con la mia tesi di laurea… si stanno finalmente riconsiderando i molti anni di studi di Jaque Benveniste, Masarau Emoto e voglio ricordare anche il simpatico Johann Grander, che pur non essendo un fisico o un chimico ha sostenuto questa tesi più di 30 anni fa e ideato la vitalizzazione dell’acqua!!
Grazie Serena per questa ulteriore conferma. Credo che Benveniste, Emoto e Grander, col suo ottimo sistema per l’informazione dell’acqua, oggi assai in voga, abbiano veramente tracciato il sentiero. Ora tocca alla Luce. Sto preparando un commento alle ricerche sulla TV e sul suo effetto “depotenziante”, notizia su uno studio australiano apparsa come meteora sui quotidiani. Credo che questo sia il periodo favorevole alla “scoperta” di un nuovo modello di prevenzione che tenga conto della controparte energetica della nostra struttura fisica. E’ il momento per chi ha a cuore la salute dell’Umanità di tener duro e far valere, con l’efficacia dell’esperienza e della ricerca, le ragioni di una scienza più etica, che salvaguardi il Bene maggiore per il maggior numero di persone.